ALLIEVA DELLA VITA, 1999

L’onda disegna
il proprio suono
sullo scoglio bruno.

***

Il vento ha strappato
ogni foglia.
Quanto orgoglio
nell’ultima rosa
d’autunno!

***

A sera
gli alberi
accordano
se stessi
alla musica
del vento.

***

Corre avanti
l’onda
come non sapesse
della sponda.

***

Freme col canto
il cuore del passero
senza conoscere
commozione di sé.

***

A colonie di anemoni bianchi
basta un letto di muschio
su uno sperone di roccia.

***

La voce interiore
è voce di chiamata
non ha suono sensibile
non ha parole intelligibili
non ha autorità esteriore
è un avvertibile
intenso legame
con l’infinito
che diventa “proprio”.

LE PAROLE NECESSARIE, 2002

La mia parola,
mette il saio,
s’inginocchia
e prega:
poi santifica
ogni cosa.

***

Sto portando
ad unità
il presente
con il passato
per superare entrambi.

***

Il valore del passato?
L’esser stato presente.

***

Quel senso del distacco
che s’appiglia ad ogni cosa!
La battaglia del credere
già combattuta:
chi vincitore sia
non so,
ma l’aver lasciato, abbandonato
e non fuggito
fu già conquista.

***

Queste nuvole
non hanno paura d’andare
ed estendono cieli
e questi colori fanno trasalire
le forme
c’è una Verità che non occorre svelare
la mia anima è
come
passaggio di vento.

***

Al passaggio di un’anima
Dio ha tremato
con le Sue candele
nella cappella buia.

***

La solitudine
si porta addosso
come un cappotto,
un paio di scarpe,
e gli altri la vedono,
la sentono.
Si può portare
con orgoglio,
con malinconia,
con apparente indifferenza,
ma sempre sa d’assenza.

***

Non sapremo mai
il segreto del cuore
che mosse passi ,parole
che negò, affermò, isolò
memorie, ombre, illusioni;
non sapremo mai
chi nascose il capo
o chi affrontò,
il racconto d’altri
a malapena inteso
sempre falserà
l’intima storia.

***

Una manciata
di piume e canti
a volo sparso
a percorrere lo spazio
come nastro d’aria.
E il peso delle cose
il contenuto greve
il loro pianto
si fa guscio trasparente
luminosa inconsistenza.

Mi sono riconosciuta
in quella luce sottile
a margine del nembo:
cielo grigio
traversava spiritualità di spazi.

NELLE RAGIONI DELLA VITA, 2005

Perché grandi
i miei pensieri,
ad altrui occhi,
sono ben cosa strana,
così perduta in amori strani,
è la vergogna d’essere io
che porto da sempre:
non sapermi riconoscere
in questa
imperfetta Storia.

***

I pensieri
come irti scogli
al piede scalzo dell’anima
s’appostano
spezzati d’inquietudine aspra.
Nell’angusto spiraglio
dell’assolo
sta tutta
la mia fede ostinata:
per essa
voglio essere amata.

***

Nel labirinto in corsa
all’infinito
ma il muro sempre
all’improvviso:
mutare corso, sogno
fino all’esaurirsi
del respiro.

***

Non una traccia di suono,
a librarsi nell’aria,
ma un cucito di passi,
un’accolta di sogni rimossi,
un’inespressa fatica del cuore,
sciolga il senso sottile
dell’essere oggi.

***

Bastasse dare un nome alle cose
e ridere un po’ di quest’assurda storia
della nostra vita!
Ma s’alzo lo sguardo,
incontro solo, occhi come i miei,
in domanda.

***

E verrà Aprile
coi colori nuovi:
ci sembrerà dovuto,
sarà nel destino come porta
che s’apra o chiuda;
sarà Aprile
irripetibile
al battito del cuore.
Allo specchio chiederemo
d’esserci un’altra volta,
nell’attitudine di sempre,
ma corpo e anima
porteranno ragioni nuove.

***

Tra l’inizio dei Tempi
e la fine,
sto
sull’arco teso della Vita.

***

Ci si ferma
dove s’è fermato
il proprio sogno.

***

Mi hanno lasciata qui,
forse dimenticata,
gli angeli.
Stupita,
incerta sul da farsi,
smarrita ma non perduta,
mi guardo attorno
e aspetto
qualcuno
si rifaccia vivo.

I GIARDINI DELL’ANIMA, 2007

Non poteva continuare così:
il tempo eguale.
Avevano i corsi degli anni
creato fondamenta per nuove rivoluzioni.
All’insaputa corrodevano alti margini,
modificavano strutture.
La metamorfosi lenta, inesorabile
lasciava approdare altre verità
per nuovi passaggi.
Così oggi, sospesa nell’attimo,
sapendo solo di ieri,
accetto di vivere su sconosciuti sentieri
la mia sorte.
E la voce, le voci hanno suoni nuovi.

***

Chi non ha provato
gli strapiombi del sentire,
quando la mente è divisa
in coscienza multipla
e qualsiasi azione è assurda,
solo paradossale segno di presenza?

***

Ognuno porta in sé le sue montagne:
quelle di mio padre erano ardue,
aspre di roccia da scalare con respiro d’affanno.
La mamma amava i boschi ed i ghiaioni
dove scivolava via seduta
confondendo al cielo le risate.
Le mie montagne sono quelle dello spirito:
bianche, innevate, ideali, gloriose.

LA SACRALITA’ NATURALE, 2008

Oggi il mare è vento che si fa acqua,
si gonfia al fondo per risalire
in crespe verdi e azzurre al mio cielo.
Seguo l’onda dall’alto profilo
che arriva planando alla sponda
e s’apre e ricade, lacerandosi tutta,
in spuma bianca.
Il mare, il mare così integro, così potente.
Anche il gabbiano,
eccitato dal vento e dall’onde,
ha un piglio nuovo nel volo, nel cielo.

***

Aveva il giardino lo splendore e la pace
di un caro volto dalle memorie segnato
e di tale intatta forza
da essere possesso solo dell’anima.

***

Il sole che avanza sgela il prato
in luce diffusa,
tutto scintilla,
l’erba e il ghiaccio.
Sembra sentire il tepore del cuore
quando s’attenua il dolore.

***

E’ l’aria di vento
a tremare a bagliori sull’acqua,
a tracimare dal fontanile.

***

Gli orti sono giardini selvaggi,
le aromatiche e le verdure
vi stanno in trionfo sparso,
disordinato, sregolato,
ma come orchidee in parchi regali.
L’umiltà li onora
e la loro naturale semplicità
commuove quanto un infante.

OLTRE IL QUOTIDIANO, 2009

La neve scese a cambiare il mondo.
L’anima si meravigliò
per la dolce invadenza
e lasciò spazio al candore.
E quando cessò
sembrava fosse venuto meno
un sogno,
sotto i passi.

***

è sempre il primo passo,
e il secondo e il terzo,
a pesare d’insicurezza e dubbio.
Non sembra mai possibile
si debba iniziare sempre
dal semplice, ordinario, quotidiano,
al centro della propria miseria
e limite e fatica.
Quei passi sempre incerti
da farsi ogni volta
per giungere più in alto, altrove,
oltre se stessi.

***

Con quel misto di verità e falsità,
d’onestà e inganno,
che abita ogni vita
dobbiamo sempre fare i conti.
Come una lacerazione,
una perpetua accoglienza d’imperfetto
nel nostro, invece, bisogno d’assoluto.

***

A volte, nella mente,
si hanno dei ritorni o degli anticipi,
non è fermo il proprio arrivo,
è onda che si ritrae e avanza.
L’esperienza è così intensa
che prorompe,
per far avanzare la coscienza,
ma minaccia regressi e smarrimenti.
La voce del profondo è sponda,
il centro d’equilibrio.

LA VISIONE ASSORTA, 2012

Perché abituarsi ai tramonti?
E’ sempre novità quella luce
per forma e intensità di fiamma.
Tracima da nuvole e monti.
Il suo oro allude a misteri
che trascendono gli uomini
e sollecitano l’anima
a credere l’infinito
nel finito dell’abitudine.

***

La verità è vento fresco al viso,
sguardi curiosi e quelle ombre lunghe
dietro i piccioni sul lastricato.
Guardo la luce più delle cose.
Guardo quell’attimo di verità
entro l’usura del consueto.
Tutto è allora in un tempo eterno
e la bellezza come una morsa.

***

Si è immersi nel colore
in quest’ora dolce dell’eterno.
La luce fa brillare le forme.
Tutto è lieve e si offre,
immagine di sé,
a raccogliere
il respiro dell’Universo.

***

In sospeso silenzio
la calma dell’attesa
solo del manifesto.
Nell’infinitudine del tempo
la luce attraversa l’acqua,
denuncia il suo andare,
ombra e luce stanno in braccio
allo spazio che tace.
Ancora è concesso stare.

La visione assorta, Interlinea Editrice, Novara, 2012

SULLA SOGLIA DELLA TRASPARENZA, 2016

Perle di luce
sulle foglie bagnate.
Cercatori di luce,
in desiderio di luce,
abitiamo, noi pure,
l’attesa
d’essere illuminati.

***

Siamo soglia
tra finito e infinito,
visibile e invisibile,
sveliamo Bellezza,
riscattiamo dolore,
a illimitate altezze,
ove misteriose abitano
le leggi universali.

***

La luce sembra stillare
su ogni apice d’erba,
i prati brillare ovunque,
nitide le ombre  si prolungano
in un tempo eterno, incorruttibile.
L’anima sazia di splendore
vive l’incanto
nel contemplare
l’approdo felice
alla sacralità naturale.

***

Ascolto l’onda.
Mi parla, mi culla
mi calma, mi salva
dalla legge che fa prede
e predatori.
La madreperla dell’acqua
cede alla rete violetta
crepuscolare
che avanza in un continuo,
incessante avanzare.
“Capirò più avanti”
mi dico, e continuo ad amare.