Marco Rebuzzi, 2018

Effetto Arte collection, Numero Speciale, 2018

La ricerca pittorica di Venuti approda a risultati di sorprendente lirismo in cui l’uso di colori ben accostati restituisce ai suoi lavori tutta l’espressività e la poetica di una figurazione colta chiaramente, identificabile nella verosimiglianza. Venuti infatti, grazie anche a una solida preparazione tecnica, non si adagia tanto nella contemplazione oggettiva del mondo, quanto piuttosto sa trascenderne l’esteriorità, ritrovando la meraviglia che si nasconde nelle cose di tutti i giorni, la natura, gli alberi, traducendola con la propria arte in un  delicato canto alla vita.

Le tonalità delicate degli azzurri si muovono con delicatezza sulla tela donando solido equilibrio alla composizione.

Silvia Venuti, Nell'acqua onde, 2020, acrilico, 50X50

Paolo Levi, 2018

Brochure, EA Editore, Palermo

Silvia Venuti istaura nelle sue opere un rapporto meditativo e intimistico con la natura, interpretata tramite il linguaggio figurativo, ma intriso di poesia e dalle valenze metafisiche.

Le sue tele sono in realtà poesie visive che hanno come scopo la connessione con la Grande madre Gaia. Silvia ci fa passeggiare lungo valli, pianure, montagne solo con la forza dell’immaginazione, conferendo alle sue opere un’atmosfera romantica, che si traduce in un idillio naturalistico. Affinché nulla turbi questo momento introspettivo, in un costante parallelismo tra macrocosmo e microcosmo, la presenza umana in questi lavori è assente, se non come linea dorata del ricordo o come pensiero, che emerge tono su tono tra le ariose cromie. A questo risultato contribuisce anche la tavolozza adottata dall’artista, sempre ricca di sfumature, dominata da colori vibranti e sempre declinati in tonalità luminose e cristalline.

Nelle vedute paesaggistiche di Silvia Venuti si percepiscono gli umori, gli aromi e i toni della sua terra trasfigurati dalla sua visione interiore: l’artista ha infatti la capacità di trasformare il mondo che la circonda in autentica poesia visiva, restituendoci il senso utopico di una vita migliore di quella cruda e brutale che troppo spesso ci appartiene.

Artista sensibile ed espressiva, predilige una pittura intimista che rielabora le emozioni della sua anima. I paesaggi sono interpretati con poesia meditativa, frutto di un attento studio gestuale.

La Venuti evoca nei suoi dipinti i sentimenti della sua terra natia, con stile intuitivo, personale e ricco di contenuti visivi, fortemente caricati da riferimenti mnemonici. I suoi colori accesi indicano il suo intenso amore per la natura, costruendo paesaggi ambientati in fantastiche scenografie, abitate unicamente dalle sue emozioni.

Una pittura silenziosa e penetrante, che scopre, senza dubbio, la sua impronta caratteriale.

Silvia Venuti, 2018, Brughiera, acrilico su tela, cm25X30

Vittorio Sgarbi, 2017

Catalogo monografico Silvia Venuti, EA Editore, Palermo

Se il fine della vita, prima ancora dell’arte, é scoprire, cristianamente, il segno chiaro, inequivocabile della presenza di Dio, anche quando percepibile in maniera non immediata, rinvenuta fra le pieghe dell’apparentemente ordinario, Silvia Venuti, poetessa e pittrice varesina, non può concepire radicali distinzioni fra i suoi modi di esprimersi.

La poesia é anche pittura, la pittura é anche poesia, come d’altronde suggeriscono, esplicitamente, alcune opere della Venuti in cui immagini e versi scritti convivono in perfetta simbiosi visiva.

Certo, cambiano gli strumenti di cui ci si serve, visuali da una parte, verbali d’altra, e con essi, di conseguenza, anche i linguaggi che implicano, che non possono essere coincidenti, ognuno rivolgendosi a una diversa grammatica, un diverso universo della forma.

Nei dipinti della Venuti, formatasi all’Accademia di Brera, si annoverano, per esempio, anche esperienze non figurative, di prevalente carattere informale, volte a rappresentare, intuitivamente, il caos primordiale nel quale si manifesta la scintilla divina da cui tutto deriva, che non possono trovare, per via della loro peculiarità tipicamente pittorica, un preciso equivalente in poesia, se non per una vaga via analogica.

Non cambia, però, lo spirito con cui la Venuti, in pittura come in poesia, cerca il confronto col creato, uno spirito francescano capace di rinvenire la bellezza del mondo non nell’eclatante, nell’abbagliante, nel fenomenale, che potremmo incrociare solo in occasioni eccezionali, ma, al contrario, in ciò che c’é di più silenzioso, minuto, appartato, albergando regolarmente nel nostro quotidiano.

L’apparenza non é la meta, é solo un passaggio, il viatico che introduce alla profondità delle cose, che può essere colta solo mettendo in comunicazione la nostra anima con quella del tutto in cui insistiamo.

Eccolo, il miracolo, ogni volta che nell’anonimo stelo di un fiore siamo in grado di avvertire il segreto dell’amore universale per cui noi stessi esistiamo.

La meraviglia del divino é sempre davanti a noi, dentro di noi, se solo la vogliamo vedere.

Silvia Venuti, La luna e la brughiera, 2019,acrilico

Sandro Serradifalco, 2016

“Effetto Arte”, anno 6 n.2 Aprile Giugno 2016, pag. 290

(…) Spazi ariosi, verdi di prati, grigi di montagna, blu di mare: elementi naturali, luoghi naturali lasciati nell’interezza del loro fascino primordiale.

Silvia Venuti abbraccia una pittura volta a scaturire emozioni, volta a considerare l’idea di un aspetto trascendentale e catartico dell’arte.

Silvia accompagna molti dei suoi dipinti alle parole, sfruttando lo spazio in cui ha già dato vita a un paesaggio, scrive infatti dei brevi versi che possono essere considerati degli esercizi poetici ben riusciti, ponendoli quasi in trasparenza rispetto l’opera, come un messaggio subliminare.

Silvia Venuti S'alzi, 2019, acrilico

Carmela Perucchetti, 2012

Dal catalogo Tra le parole del sacro. Poesia del sacro, La Tipografica, Varese

(…) Diviene naturale, parlando del lavoro di Silvia Venuti, abolire confini e terminologie che abitualmente rimandano ai diversi campi della pittura, della musica, della poesia, perché la comunicazione dell’artista si muove utilizzando ogni corda espressiva, fondendo poeticamente parola, ritmo e immagine.

Già la scelta dei testi privilegia la qualità della parola, sublimata nella ripetizione poetica con valore rafforzativo, come il Laudato si’, mi’ Signore  di inebriante amore per il creato, ma anche il Beati che costituisce l’incipit degli otto versetti iniziali del Discorso della montagna sottolineando, con  ritmo incalzante, l’annuncio della nuova Verità.  Nella sequenza dei Misteri è invece la luce divina, presente nell’agire del Dio fatto uomo, che scandisce i gesti di Cristo diventandone contemporaneamente il sottile filo conduttore.

Testi e parole dalla grande forza morale e spirituale, versi di una poesia del sacro assorbita nell’intimo da Silvia e trasfigurata, quasi per immersione, in colore o in morbido segno grafico, in una coinvolgente epifania visiva.

Piero Viotto, 2012

Dal catalogo Tra le parole del sacro. Una emozione che diventa parola, attraverso l’immagine, La Tipografica, Varese,

(…) Silvia Venuti esprime attraverso la poesia e la pittura un mondo interiore dove la contemplazione della natura, la comprensione della condizione umana, la ricerca dell’Assoluto si intrecciano e si amalgamo; questa mostra né è una documentazione, per la ricchezza dei contenuti e la loro coerenza, pur nella differenziazione, perché ogni opera ha una sua unità irripetibile.

(…) Non è difficile trovare artisti che scrivono anche poesie, penso a Francesco Messina e Emilio Greco, ma per loro la poesia è un’attività parallela, un pausa, un intervallo nel loro lavoro creativo. Più difficile è trovare poeti, che sappiano anche dipingere, che sappiano trasferire, anzi, assorbire la poesia nelle arti figurative. Eccezionale incontrare chi sappia inserire la parola scritta nel tessuto stesso quadro, facendo un tutt’uno tra poesia e arte, non illustrando le parole con le immagini, ma compattando, in un’unica emozione, intuizione poetica e arte figurativa.

(…) Silvia Venuti ha compreso che in realtà l’artista è solo con se stesso nella ricerca di un Infinito che ci oltrepassa: “L’anima si sente parte di un flusso spirituale che la porta e la orienta, se è pronta all’ascolto della voce interiore”. Se l’arte è autentica, se l’arte è sincera è sempre autobiografia, dialogo interiore con gli altri e con l’Altro.

Mario Chiodetti, 2012

Da “La Provincia”, L’anima rilegge il sacro, 21, 3

“L’anima nel corso della vita, si palesa parzialmente e a tratti, come non avesse coraggio, invece educa costantemente, a un nuovo rapporto con quanto esiste”. Lo scrive Silvia Venuti, abituata a trattare con parole e colori, ma anche, e soprattutto, con quei suoni arcani che ognuno di noi può ascoltare se si mette in comunicazione con l’universo. La sua anima vibra costantemente e trasmette questi suoi “disordini di ritmo” a ciò che le sta intorno, dalla natura agli uomini, agli animali, in una ricerca di comunicazione che va oltre la semplice amicizia. (…)

Tomaso Kemeny, 2010

Presentazione della raccolta Oltre il quotidiano, Moretti&Vitali, 2009, alla “Casa della Poesia di Milano”, Milano

Presentare Silvia Venuti, la sua poesia così come si palesa in Oltre il quotidiano (Moretti&Vitali, 2009) qui alla “Casa della Poesia di Milano” mi appassiona anche perché si tratta di evocare l’energia creativa di una persona che si esprime in due linguaggi, quello pittorico e quello poetico e soprattutto perché si tratta di un’artista che segue “…l’emozione/ come porta che s’apre/ a raggiungere il profondo,/ per conoscere la propria anima,/la parte senza tempo/ in simbiosi col creato.” come si legge negli splendidi versi a p.85 del suo libro qui celebrato, versi in cui risalta l’armonia cosmica a cui tende il suo linguaggio.

Mirella Bentivoglio, 2009

Da Rivista “Fermenti” n. 240, La pittopoesia di Silvia Venuti, Fermenti Editrice

La sequenza pittorica che Silvia Venuti ha dedicato alle Laudi di Francesco d’Assisi sembra sottrarsi ad ogni tipo di classificazione. È escluso comunque che, per queste tavole (che danno luogo anche a un libro d’artista), possa trattarsi di un regolare rapporto “illustrativo” tra immagini e parole. E questo perché i due codici vi risultano quasi sempre congiunti, interattivi senza cesure.

Né possiamo assegnare queste tavole a una vera e propria operatività “poetico-visiva”: non si tratta infatti di immagini di “secondo grado”; né di “rovesciamento di segno”. Il prelievo del preesistente è posto in atto solo sul piano per così dire citazionistico: riguarda la parola. Sono i versetti di Francesco e vengono convertiti essi stessi – quasi in ogni tavola – in segni pittorici di piccola misura, tracciati col pennello, arricchiti di colore.

La fonte di questa che vorrei definire pittopoesia, è la strenua sensibilità semantica dell’artista, che ci conduce in un mondo armonico, unito, privo di suddivisioni. Tanto che perfino la contrapposizione delle due storiche categorie astrattismo/figurazione viene disinvoltamente scavalcata. In questa sequenza i due veicoli di comunicazione, quello visivo e quello verbale, si compenetrano senza alcuna difficoltà, proprio come le funzioni dei due occhi. (…)

E viene allora in mente che la chiave della pittopoesia della nostra artista possa trovarsi proprio in una sua innata affinità col mondo estremo-orientale.

È la compattezza primaria di una cultura che non avendo adottato l’alfabeto (questa strumentale triturazione della parola in segni di suono) ha conservato la sacralità delle sue scritture ideogrammatiche e soprattutto la loro interiorità, il loro silenzio. La sensibilità più vicina alle odierne icone disincarnate di Silvia Venuti è quella.

Infatti, da sempre, come tutti i pittori-poeti giapponesi, Silvia è anche un’artefice di versi. Le sue composizioni liriche assomigliano agli haiku, nella brevità, e nello spirito di desoggettivizzazione e interiorizzazione.  Una tensione all’universale, come auspicata dallo zen. (…)

I pini di Roma, 2009, acrilico, cm. 20x20

Fausto Lorenzi, 2008

Da “Giornale di Brescia”, Silvia Venuti canta francescane Laudi delle creature, 31/ 12 / 2008

(…) Nei paesaggi, negli elementi naturali (acqua, terra, aria, fuoco) l’autrice lascia trasparire la trepidante religiosità francescana: i luoghi sono “specchi dell’anima”, in cui s’insinua una delicatezza struggente. (…) E’ la ricerca di Dio attraverso i segni disseminati nel mondo, nell’accettazione del mistero: l’assoluto è lì, a un tiro d’ala. Perché si possa perfezionare la trasfigurazione della materia in luce, del motivo spaziale in qualità luminosa, si partecipa, in religioso “ascolto”, al mistero della visione, che immerge nelle regioni segrete del cosmo. Nella “forma del colore” vive una concentrazione d’energia come emanazione sottile, elusiva, che tutto unisce in una densità di luce quasi vischiosa, primigenia, che schiude anche una trama di parole, di canto di un miracolo sterminato, fatto solo di pittura di stati di coscienza liquidi e vaghi, di elusive potenze dell’anima. Il Cantico francescano è raccolto in un vaso di luce, di sostanza e sogno, nel mistero di un principio spirituale che in ciascuna forma lascia intravedere l’eterno.

Rossana Bossaglia, 2007

Da Silvia Venuti I Giardini dell’anima, Mondadori

Fin dagli esordi della sua attività creativa, Silvia Venuti ha sentito una profonda convergenza tra la manualità pittorico/disegnativa e il ritmo della poesia. Ambedue queste attività le ha vissute come se corrispondessero profondamente tra loro; o per meglio dire: ella si è identificata con l’arte intendendo esprimersi in vari linguaggi tra loro affini, da quello affidato alla luce a quello basato sul suono; una specie di applicazione insieme istintiva e sapiente di quelle che si definiscono sinestesie.

Questa sensibilità alle corrispondenze – per usare una definizione baudelairiana – non ha comunque negato all’espressione pittorica una sua specificità; e la passione interpretativa non ha obliterato d’altra parte la forza comunicativa della sua finezza ritrattistica: come dire che questa pittura è libera e indipendente ma non intende negare il rapporto profondo ed emotivo con i soggetti presi a modello. (…)

Possiamo dire che il rapporto tra le diverse attività artistiche, questa serie di sinestesie, diventa un modo penetrante d’individuare il senso – o meglio ancora, per usare un’espressione dell’artista – “le ragioni della vita”. Questo è in sostanza il significato del mondo delle arti nel contesto delle attività di sopravvivenza fisica: un “arco teso”, come dice l’artista, che collega l’esistere dei singoli esseri con le ragioni profonde e globali del vivere.

Beati quelli, 2007, acrilico, cm. 80x80

Gio Ferri, 2007

Presentazione del volume di Silvia Venuti, I giardini dell’anima, Mondadori, 2007, alla Fondazione Bandera di Busto Arsizio, 2007

(…) Ecco allora che negli anni Novanta Silvia giunge, dopo il caos originario della creazione, a quell’anima sensitiva delle cose che andava cercando fra le tempeste cosmiche. Ecco quel cammino inverso, rispetto al fare tradizionale dell’arte moderna, di cui abbiamo detto.

Le forme icastiche tuttavia risentono comunque dell’esperienza primigenia:

alcuni suoi velati paesaggi sembrano fatti d’arie e le metamorfosi del segno e del colore non sono meno coinvolgenti rispetto al passato. La natura comunque si ricostruisce e si stratifica come in quella Parete (è il titolo) che, collinare, fortemente verdeggiante, si innalza verso il cielo, sorretta da una rete di balze che preannunciano leggere avventure scritturali.

La parola, come forma e come messaggio, entrerà nell’immagine (…). Non tanto “poesia visiva”, secondo una corrente creativa del secondo Novecento, quanto un colloquio — diciamo pure animistico fra immagine, o meglio colore e scrittura. Colore, in quanto l’argomento del colloquio ora terrestre seppure sognante, come allora cosmico, è il colore come valore non derogabile. Già nel 1967, come si legge in alcuni “Appunti di viaggio”, introduttivi della monografia, Silvia afferma: “Il colore deve raggiungere la cristallina purezza di un suono e la necessità della parola in poesia”.

Laudate e benedicete, 2007, acrilico, cm. 80x80

Laura Ferri, 2006

Da Catalogo Generale La Pittura – Collezione Arte e spiritualità di Brescia, Brescia

Le opere della Venuti abbinano spesso la dimensione pittorica a quella poetica, in una sorta di eco sinestetico del proprio sentire. Il dipinto reca sulla superficie i versi “Coi sandali sporchi / della sabbia del deserto / scopro la rugiada nel cuore della foglia”, scritti in caratteri tipografici, a comunicare il valore universale dell’emozione individuale. La parola s’incarna così nella materia cromatica, dinamica nella stesura e pervasa dai riflessi dell’acqua. La natura rigogliosa diventa specchio del mondo interiore dell’artista, che si protende a coglierne la linfa vitale, come fonte di espressione creativa.

E' natura a svelare l'infinito (a libro), 2006, tecnica mista, cm. 70x100

Maria Giulia Ghelfi, 2005

Presentazione della mostra “Diafanie del divino”, Sagrestia del Bramante, Santa Maria delle Grazie, Milano

(…) Uomo e Natura sono i suoi soggetti, colti con una tecnica pittorica che non soggiace mai alle regole del figurativo o dell’astratto, quanto piuttosto alle esigenze espressive dell’io profondo di un’artista che in ogni quadro - lo sperimenterete voi stessi - incontra il suo interlocutore sul filo di una mistica esperienza estetica.(…)

Abbiamo intitolato questa mostra - non a caso- “diafanie del divino”, laddove la diafania richiama il concetto per l’appunto di trasparenza ed è una trasparenza non solo del tratto rarefatto e lieve di Silvia Venuti e del modo tipico di dipingere con la tecnica ad acrilico, ma è una trasparenza concettuale, profonda, una trasparenza dell’anima. (…)

Alla ricerca del sentimento, 2005, acrilico, cm. 40x50

Alberto Mattia Martini, 2002

Corriere dell’Arte Voce interiore Voce d’Infinito, 16 / 11 / 2002

La Nature est un temple où de vivants piliers/ Laissent parfois sortir de confuses paroles;

L’homme y passe à travers des forets de symboles/ Qui l’observent avec des regards familiers.  (Charles Baudelaire, Correspondances). La Natura è una “foresta di simboli”, misteriosa e caotica, che produce a tratti mormorii, come parole non ben distinguibili, confuse; il desiderio da parte del poeta è quello di dominare l’intrico caotico dei segnali misteriosi e, con la propria acuta sensibilità, ne coglie i rapporti e le sinestesie. Silvia Venuti nelle sue poetele diventa il cantore di questa esperienza esistenziale, che si scambia continuamente con la nostra e che confluisce vitalmente e misteriosamente lungo gli straordinari canali del cuore umano. (…)

Fiori, 2002, acrilico, cm. 70x90